Abruzzo-Stati Uniti andata e ritorno: Marilena e i suoi antenati italiani
Mi chiamo Marilena, e la storia dei viaggi oltreoceano che hanno coinvolto i miei antenati italiani inizia nel 1913, quando i miei bisnonni Pippinella e Antonio lasciarono la loro terra, il loro paese Silvi (in provincia di Teramo, Abruzzo) insieme al fratello di lei, Vincenzo, e la moglie di lui, Anna. La destinazione erano gli Stati Uniti d’America, il luogo dove cercare una vita migliore.
Due giovani coppie di sposi che si imbarcarono a Napoli con le tasche piene di sogni e pochissimi soldi. Viaggiando insieme a tanti altri come loro, e dopo una lunga e non facile traversata di un mese trascorsa in terza classe, videro finalmente dal ponte della nave la Statua della Libertà, simbolo di una nuova vita.
Vissero alcuni anni di grandi sacrifici e di dolore, per la perdita di un figlio, a Jenkins, in Kentucky, dove avevano saputo, dalle lettere di alcuni compaesani partiti prima di loro, che si cercavano uomini per lavorare nelle miniere di carbone. A quel punto, il richiamo della loro terra divenne insopportabile e, con un gruzzoletto messo da parte, il mio bisnonno Antonio e i suoi tre figli tornarono in Italia, lasciando lì il fratello e la moglie.
Purtroppo, dopo la Seconda Guerra Mondiale il nostro paese si ritrovò ad affrontare una brutta crisi economica. A quel punto mio nonno Alfredo, uno dei figli di Pippinella e Antonio, decise di tentare anche lui la sorte e di partire verso gli Stati Uniti d’America, alla volta di New York, insieme a sua moglie e tre figli (la maggiore, di soli 11 anni, era la mia mamma). Alfredo trovò lavoro come falegname, sua moglie come sarta. I due riuscirono a far studiare i loro figli nel paese delle grandi opportunità.
I miei nonni tornarono in Italia per un breve soggiorno nel 1964, in occasione delle nozze dei miei genitori, che vennero celebrate con una classica cerimonia americana, con tante damigelle e… un autentico pranzo nuziale abruzzese!
Tornati a New York, i miei genitori aprirono un ristorante, dove cucinavano specialità italiane. Quei profumi e quei sapori attiravano tanti italiani, che si fermavano a chiacchierare e raccontare con nostalgia del loro paese d’origine.
Il ritorno in Abruzzo e una lettera inaspettata
Io e mio fratello siamo nati a New York e sin da piccoli abbiamo vissuto a cavallo tra due mondi, parlando due lingue, ascoltando i racconti nei tanti dialetti della bella Italia.
Nel 1970 anche i miei genitori cedettero anche al richiamo della nostra terra, decidendo di crescere i loro figli in quello che ritenevano un posto sicuro e pulito.
Dopo circa 30 anni abbiamo ricevuto la lettera inaspettata di uno dei miei parenti italiani, desideroso di conoscere il suo albero genealogico, la sua terra d’origine e le nostre tradizioni, incuriosito dai racconti dei nonni. In seguito sono arrivati anche gli altri antenati italiani, e da allora siamo diventati finalmente una grande, grandissima famiglia allargata e completa, che viaggia da una parte all’altra dell’Oceano per riabbracciarsi e festeggiare le varie occasioni.
Quattro anni fa un pezzo del mio cuore, mio fratello e la moglie, si sono trasferiti in South Carolina. Proprio lì vive una parte degli antenati italiani appartenenti al mio albero genealogico, che conducono una vita agiata e lavorano; tuttavia, per loro, ogni scusa è buona per tornare a casa, fare il pieno di coccole e mangiare le cose buone cucinate da mamma.
Il fratello di mia madre e la figlia vivono attualmente a New York , ma la famiglia e la nostalgia li tiene ancora legati a noi, anche se non possono tornare tanto spesso perché lui è molto malato.